Zafferano, l’oro rosso delle spezie
Zafferano, l’oro rosso delle spezie.
Lo zafferano, simbolo di ricchezza e raffinatezza, ha sempre avuto la fama di essere afrodisiaco, forse per questo fin dall’antichità simboleggia l’amore in tutte le sue declinazioni: nel mito greco si narra la storia di Crocos e Smilace.
Lui, mortale, innamorato della ninfa Smilace, bella e giovane per l’eternità, fu trasformato per punizione nella pianta dello zafferano e lei in quella della smilax aspera.
Le sue proprietà erano note agli Egizi e nella Bibbia viene nominato nel Cantico dei Cantici. Omero lo cita nell’Iliade tra i fiori del letto di nuvole di Zeus. Il medico greco Ippocrate loda le sue facoltà farmacologiche. Il collega Galeno addirittura lo prescrive per tutti i mali.
Conosciuto anche in India, viene ancora usato dai monaci buddisti per tingere le vesti. La produzione di zafferano, il cosiddetto oro rosso, interessa l’Umbria fin dai tempi molto antichi; nel famoso poemetto ‘‘De croci cultu”, Pierfrancesco Giustolo (1499) descrive minuziosamente la pratica colturale dello zaffarame riprendendo quanto scritto in numerosi Statuti dei Comuni umbri già dal XIII secolo.
Nel medioevo lo zafferano era prezioso principalmente per la tintura dei tessuti pregiati, grazie al tipico color giallastro, derivante dal colore del pistillo. Sembra che anche il Perugino lo utilizzasse per dipingere i suoi affreschi.
Lo zafferano umbro più famoso è quello di Cascia, raccolto tra ottobre e inizio novembre, allo spuntar del sole, affinché il preziosissimo polline arancione possa conservare intatte le proprie straordinarie peculiarità. La grandezza dello zafferano è praticamente misurabile in base alla sua effimera “ponderabilità”: per un grammo, è necessario raccogliere 200 fiori.
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